“…E’ Signore e dà la vita…”

Cosa s’intende quando professiamo che “lo Spirito Santo è Signore e dà la vita?”. Quale vita ci viene donata dallo Spirito Santo? Lo Spirito di Dio ci fa dono sia della vita fisica sia della vita spirituale. Ci fa dono della vita fisica perché la creazione è mossa da Lui: Egli la disegna, la permea, e la sostiene; ne rende fecondo il grembo e la vivifica. Come dice la liturgia bizantina “Egli ha potere sulla vita, perché essendo Dio, custodisce la creazione nel Padre per mezzo del Figlio”. Fin da quando “lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque” (Gn 1,2), Egli non ha mai cessato di dispensare la vita alle diverse creature, agli esseri umani: “Mandi il tuo Spirito ed essi sono creati” (104,30). Per questo il nostro Catechismo può, a giusto titolo, proclamare: “La Parola di Dio ed il suo Soffio sono all’origine dell’essere e della vita di ogni creatura” (CCC 703). Ma così come agisce dentro l’atto del creare, lo Spirito Santo, dopo l’ingresso nel mondo del peccato, agisce anche nel ricreare. Ispirando divinamente i santi patriarchi ed i profeti, Egli non ha non ha mai smesso di parlarci ed illuminarci: nelle Teofanie e nella Legge, nel Regno d’Israele e nell’esilio, nella lunga attesa messianica, fino a quando matura la pienezza del tempo, ed allora lo Spirito del Signore prepara la “piena di Grazia”, ed in lei realizza il disegno misericordioso del Padre. Come annunciato dall’angelo (“Lo Spirito Santo scenderà sopra di te”), Egli la copre con la sua ombra e la Vergine concepisce “per opera dello Spirito Santo” (Lc 1,35). Nel disegno di salvezza, Maria diventa dunque il roveto ardente della Teofania definitiva (CCC 724), ed attraverso di Lei lo Spirito manifesta al mondo il Figlio di Dio. In Maria Egli inizia a mettere in comunione gli uomini con Cristo. Infine, tramite Gesù, Egli scende sui battezzati, santifica attraverso le sue parole, istituisce attraverso l’imposizione delle mani, e cancella i peccati degli uomini. “Tutto il secondo articolo del Simbolo della fede deve essere letto in questa luce: l’intera opera di Cristo è missione congiunta del Figlio e dello Spirito Santo” (CCC 727). Questi dà vita alla Chiesa, ed ancora oggi la vivifica perché continuamente ci viene fatto dono “dello Spirito Santo che era stato promesso… in attesa della completa redenzione di coloro che Dio si è acquistato” (Ef 1,13-14). Lo Spirito di Dio ci conferisce, quindi, anche la vita spirituale. Gesù è la vite e noi ne siamo i tralci: questo significa che siamo vivificati dalla stessa linfa vitale della vite, e questa vita che scorre in essa ed anche in noi è lo Spirito Santo. Egli ci vivifica, perfezionando la nostra natura, liberandola dal male e purificandola; ci arricchisce con le virtù teologali e cardinali, ci conferisce doni e carismi particolari, ci abilita alla dimensione soprannaturale dell’esistenza umana. Nella Bibbia, dal roveto ardente alla Pentecoste, lo Spirito di Dio sembra amare l’immagine del fuoco. Perché il fuoco? Perché brucia, trasforma, consuma. Ma soprattutto perché il fuoco è da sempre sinonimo di due cose: la luce ed il calore. L’azione dello Spirito, infatti, investe sempre entrambe le realtà dell’uomo: la mente ed il cuore. La luce è sinonimo di verità (luce della mente): la verità che Dio ci comunica. Ma non si tratta mai di una verità fredda, puramente conoscitiva, ma di una verità che passa attraverso il cuore, che scalda, che s’identifica con l’Amore. “Dio è Amore”, scrive S. Giovanni (1Gv 4,8.16), e l’Amore è il primo dono, quello che contiene tutti gli altri. Quest’amore, Dio “l’ha riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato donato” (Rm 5,5). Lo Spirito Santo, che fa il suo ingresso definitivo nella storia della Chiesa con la Pentecoste, e nella nostra storia personale col Sacramento della Confermazione, è “primizia” della nostra eredità celeste. “Dio stesso ci conferma, insieme a voi, in Cristo, e ci ha conferito l’unzione, e ci ha dato il sigillo e la caparra dello Spirito Santo nei nostri cuori” (2Cor 1,21-22). Questo Spirito, che soccorre la nostra debolezza e prega attraverso di noi con “gemiti inesprimibili” (Rm 8,26), ci rende a nostra volta strumento di salvezza delle anime, continuando ancora oggi la sua missione nel mondo attraverso di noi, affinché i tralci staccati che toccano il nostro tralcio diventino anch’essi vite e si salvino.