Il Credo

Quando nasce il nostro credo? Possiamo dire che nasce con la rivelazione stessa di Gesù. L’incontro col Figlio di Dio faceva cadere l’uomo in ginocchio e gli metteva sulle labbra la prima semplicissima formula di fede: “Io credo”. I peccatori, i discepoli, i miracolati, esprimevano la loro fede con una sola parola, un solo verbo, perché il Verbo era già davanti a loro, e non era necessario pertanto elencare ad essi tutti i contenuti della fede: avevano visto e credevano, si sentivano amati e avevano fiducia, un solo sguardo di Gesù e già lo seguivano.

In questi testimoni nacque però immediatamente la necessità di annunciare tale incontro perchè anche altri potessero viverlo, come narrano le bellissime parole degli apostoli: “Ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi”. Dalla predicazione degli apostoli nasce così l’annuncio del Kerigma, il primo nucleo della formula di fede: Cristo è venuto, ci ha salvato con la sua croce, è morto ed è risorto. Credere era accettare e vivere questa “buona notizia”. Attorno a questo lieto annuncio sorsero fin dall’inizio le professioni di fede; Paolo scriveva a Timoteo: “Combatti la buona battaglia della fede, cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato chiamato e per la quale hai fatto la tua bella professione di fede” (1 Tm 6,12). E’ quindi attestata la presenza di formule attorno alle quali si coagulò quello che oggi chiamiamo il Simbolo apostolico: “Io credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra. E in Gesù Cristo suo unico Figlio e nostro Signore, il quale fu concepito di Spirito Santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente: di là verrà a giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen”. Questo antichissimo simbolo rimane ancora oggi una delle più belle preghiere della Chiesa. Nella lingua greca la parola symbolon indicava la metà di un oggetto spezzato (per esempio un sigillo) che serviva come segno di riconoscimento quando le due metà venivano riunite. Era un modo per verificare l’identità di una persona, così come il simbolo della fede identificava il credente. Symbolon passò poi a significare raccolta, sommario. Il Simbolo degli Apostoli raccoglieva le principali verità di fede, ne era il riassunto (cfr CCC 185-197). Accanto a questo Simbolo apostolico nacque nel quarto secolo il Credo di Nicea-Costantinopoli. In un certo senso dobbiamo all’eresia ariana il grande Concilio di Nicea, che riunì ben 318 padri della chiesa nell’anno 325, poiché questi si sentirono interpellati sulla propria fede ed avvertirono la necessità di mettere nero su bianco gli autentici contenuti del credo cristiano. Tale Simbolo fu ancora ripreso e convalidato dai 150 padri durante il primo Concilio di Costantinopoli nel 381. In quegli anni San Cirillo di Gerusalemme scrisse: “Il simbolo della fede non fu composto secondo opinioni umane, ma consiste nella raccolta dei punti salienti, scelti da tutta la Scrittura, così da dare una dottrina completa della fede. E come il seme della senape racchiude in un granellino molto rami, così questo compendio della fede racchiude tutta la conoscenza della vera pietà contenuta nell’Antico e nel Nuovo Testamento” (Catecheses Illuminandorum 5,12:PG33,521-524). Ancora oggi questo Simbolo costituisce la formula che recitiamo durante la santa Messa. Ed ha anche carattere universale: non è patrimonio di fede solo per i cattolici, ma anche per tutti i cristiani d’Oriente e d’Occidente.

Approfondimenti: il testo del Simbolo Atanasiano, attribuito a Sant’Atanasio (295-373).