I sette Sacramenti: L’EUCARISTIA

La vita di Gesù, fin dalla nascita, è contrassegnata dal pane. Betlemme, in ebraico, significa “Casa del pane”. E, appena nato, Gesù viene riposto in una mangiatoia. Il tema del farsi cibo e del banchetto affiorano spesso nel vangelo. La vita pubblica del Messia inizia con un banchetto (le nozze di Cana, GV 2,1ss) e termina con un altro banchetto che pure potrebbe essere chiamato nuziale: l’ultima Cena, durante la quale Gesù stringe la sua Alleanza facendosi pane per noi.

Una prefigurazione dell’Eucaristia possiamo già vederla nei miracoli di moltiplicazione dei pani e dei pesci (che furono almeno due) ove “tutti mangiarono e furono saziati” (MT 14,20) ma, come dirà poi Gesù, “IO sono il pane della vita, chi viene a me non avrà più fame” (GV 6,35). Cristo sfama l’uomo tutto intero: corpo e spirito. L’uomo è sempre esistenzialmente smarrito riguardo alla sua fame: “Dove potremo noi trovare in un deserto tanti pani da sfamare una folla così grande?” (MT 15,33), ma Cristo risponde in modo totale, e non solo trasformandosi in pane, ma rendendo i suoi stessi discepoli dispensatori sia del pane materiale (“Dategli voi stessi da mangiare”: MT 14,16) sia di quello spirituale (“Fate questo in memoria di me”: LC 22,19). Tutto fu dato in abbondanza, ma tutto era prezioso: “Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto” (GV 6,12). E ci fu grande avanzo: nella prima moltiplicazione avanzarono 12 ceste di pane (MT 14,20), nella seconda 7 (MT 15,37). Sia il 12 (3X4) che il 7 (3+4) sono numeri simbolici che esprimono l’alleanza tra l’umano (rappresentato dal numero 4) e il divino (rappresentato abitualmente dal 3). Chi si nutre del Pane di Dio entra infatti nell’Alleanza sponsale tra l’uomo e Dio. Già nell’antica alleanza era stato donato, tramite Mosè, un pane celeste (la manna di ES 16,4), ma “non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, bensì il Padre mio vi dà il pane dal cielo, quello vero; il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo […], io sono il pane vivo, disceso dal cielo; se uno mangia di questo pane vivrà in eterno, e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo” (GV 6,32-33; 6, 51). Nella stessa cena in cui Gesù istituì l’Eucaristia, i dodici apostoli (prefigurati dalle 12 ceste di pane) ricevettero il mandato a continuarne la celebrazione (MT 26,26ss; MC 14,22ss; LC 22,19ss), e, di apostolo in apostolo, ancora oggi la Chiesa celebra i Misteri eucaristici, durante i quali Cristo rinnova la sua eterna promessa compiendo ogni volta il miracolo della transustanziazione (che vuol semplicemente dire passaggio da una sostanza a un’altra sostanza); al momento della consacrazione, infatti, pane e vino sono modificati nella loro sostanza per diventare presenza reale di Cristo, anche se l’apparenza rimane quella del pane e del vino (salvo nei cosiddetti miracoli eucaristici, ove anche la vera sostanza si rende in parte visibile). Il pane eucaristico diventa dunque, durante la Messa, corpo, sangue, anima e divinità di Gesù Cristo (CCC 1373ss). Tutti i partecipanti divengono misticamente compresenti all’Ultima Cena, come nuovi invitati del Signore, e il sacrificio della Croce si rinnova, o meglio se ne diventa misteriosamente partecipi, come se il tempo intercorso non esistesse.

L’Eucaristia è chiamata anche Comunione perché nutrendosi del Cristo si diventa tutti, in Cristo, un solo corpo (il corpo mistico) e pertanto si è in comunione con tutti i fratelli così santificati, oltre che con la gloria stessa di Dio e dei suoi santi. Il cristiano che chiede umilmente al Padre “dacci oggi il nostro pane quotidiano” e si nutre di questo cibo degli angeli acquisisce forza e grazia per mantenersi nelle virtù e meglio affrontare il suo combattimento spirituale. Chi lo mangia non muore (GV 6,50) anzi riceve la Vita: “In verità vi dico, se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno… Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me ed io in lui… Colui che mangia di me vivrà per me…Chi mangia di questo pane vivrà in eterno” (GV 6,53-58). E nell’eternità ancor più ci ciberemo di Dio, perché, come disse il figlio prodigo “in casa di mio padre hanno pane in abbondanza” (LC 15,17).

(Sul tema del degrado eucaristico leggi qui)