ORDINE: sacramento della Successione

Di Stefano Biavaschi

Il sacramento dell’Ordine è l’anello di congiunzione tra Cristo e la Chiesa di oggi. Gesù diede l’investitura ai primi dodici apostoli, ma lo Spirito Santo che Egli fece scendere su di loro conferì anche la facoltà di nominare essi stessi altri apostoli (un esempio di questo lo vediamo già con la sostituzione di Giuda: At 1,15-26). Inizia quindi quella catena della successione apostolica a cui il sacramento dell’Ordine aggiunge di volta in volta altri anelli fino agli attuali vescovi (e sacerdoti) presenti nel mondo. Senza questo sacramento la Chiesa cesserebbe di essere apostolica, o addirittura non esisterebbe: al massimo resterebbe una grande assemblea di credenti che tramite il Battesimo si tramanda la fede, ma, priva di magistero e di tradizione conciliare, rischierebbe di estinguersi presto, o di scivolare facilmente nell’errore (come capitò a chi di questo sacramento tentò di fare a meno).

Per fortuna la Chiesa fin dagli inizi ebbe piena coscienza del suo mandato. Clemente Romano già nell’anno 96 scriveva: “Cristo proviene da Dio, gli apostoli da Cristo e i vescovi discendono dagli apostoli”. Abbiamo già parlato della successione apostolica (cfr Il Timone N.14), per cui ci limitiamo a ricordare una frase di Ireneo scritta verso il 200 d.C.: “Mediante la successione apostolica è giunta a noi la verità, e la tradizione apostolica è stata resa nota a tutto il mondo. Basta attenersi a loro (i vescovi), in tutto il mondo, se si vuole vedere la verità. Noi infatti possiamo elencare i vescovi che sono stati istituiti dagli apostoli e dai loro successori fino ai giorni nostri” (Adversus Haereses III,3,1). Nel primo Concilio di Nicea (325) e nel primo di Costantinopoli (381) si disciplina con cura il sacramento dell’Ordine: alcuni canoni ne illustrano la relazione col celibato, altri con la giurisdizione territoriale. L’ordinazione si presenta fin dall’inizio amministrata in tre gradi: episcopato, presbiterato, e diaconato. Vescovi, sacerdoti e diaconi possono ricevere questo sacramento solo dai vescovi, che lo impartiscono mediante la preghiera consacratoria e l’imposizione delle mani. (Scriveva San Paolo a Timoteo: “Ti ricordo di ravvivare il dono di Dio che è in te per l’imposizione delle mie mani”).

Ma quali effetti comporta questo sacro segno in chi lo riceve? Innanzi tutto una particolare configurazione a Cristo Sacerdote, operata dalla Grazia dello Spirito Santo. Inoltre l’inserimento in un “ordo” (da cui la parola “ordine”) che è il corpo costituito della Chiesa apostolica: chi riceve l’ordinatio gode dello stesso mandato degli apostoli e ne riceve l’investitura. L’ordinazione, che non è un “diritto”, ma un dono immeritato, abilita ad essere rappresentanti di Cristo. Il Catechismo illustra bene i legami col ministero della Parola, del Culto, della Liturgia, oppure della Carità (CCC 1533-1589). La grande responsabilità di essere divenuti prolungamento dell’azione salvifica di Dio e della funzione sacerdotale di Gesù, comporta la necessità che il chiamato corrisponda col massimo sforzo di santità. Scriveva il santo Curato d’Ars: “E’ il sacerdote che continua l’opera di redenzione sulla terra… Se si comprendesse bene questo si morrebbe d’amore… Il Sacerdozio è l’amore del cuore di Gesù”.

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